I prossimi 10-11-12 maggio un’occasione imperdibile per coniugare arte e un week end al mare: un workshop di fotografia in un posto straordinario, Bocca di Magra (SP), alla foce dell’omonimo fiume, dove sotto l’eterno sguardo delle cime delle Alpi Apuane, l’acqua dolce accelera per diventare mare; un posto che fu méta prediletta di alcuni dei più grandi poeti e letterati del ‘900 come Einaudi, Montale e Pavese, in cui si farà esperienza di ripresa con foto paesaggistiche e glamour, dai ritratti all’adeguata post produzione.
I partecipanti alloggeranno in camere condivise di due-tre posti letto, presso la casa vacanze “A Cà da
Tirde” e l’hotel “Sette Archi”; colazione, pranzo e cena saranno serviti al ristorante dell’hotel e compresi nel
prezzo, che sarà di 240€ a partecipante (escluse bevande alcooliche/bibite ed eventuali ordinazioni extra)!
L’occasione, va da sé, è particolarmente ghiotta per coloro che vogliono unire un week end al mare, magari
portando con sé la propria famiglia, e la passione per la fotografia o per coloro che vogliono approfondire e
confrontare le proprie tecniche e conoscenze.
Due giorni di fotografia da passare insieme. La comune passione come pretesto per scoprire luoghi nuovi e nuove persone. Gli organizzatori vi accompagneranno consigliandovi e vi supporteremo
tecnicamente. Nessuna noia, chiacchierate informali e amichevoli, due giorni “diversi” dai soliti!
Per info :
– Loriana 338 4283272; jody22hp@libero.it
– Giorgio 349 0749326; info@orionsas.eu
Link:
Antonio Alberti fotografo
A ca da Tirde casa vacanze
Hotel Sette Archi hotel e ristorante
www.freehands.altervista.org workshop
https://www.facebook.com/pages/Freehands/607177165977479
Arriviamo al Ristorante Il Vecchio Mulino, poco fuori dal centro di Valdengo nel biellese, all’ora di pranzo, ultima tappa di #biellastoria prima di riprendere la strada di casa. Stanchi ma felici per le tante persone incontrate nei due giorni di tour e i tanti meravigliosi posti scoperti, veniamo accolti in un’atmosfera di fiaba. L’edificio che ospita il ristorante sembra davvero uscito da un libro di racconti tanto è bello, un mulino circondato da valli e colline.
Da fuori l’impatto è notevole, una magnifica casa ristrutturata con l’enorme ruota in legno del mulino. Ma la sorpresa più grande ci aspetta dentro, dove due simpatiche e sorridenti ragazze ci accolgono in abiti medievali. Il Vecchio Mulino ha voluto farci pranzare in una perfetta atmosfera medievale con tanto di menu a tema. La stanza a noi riservata è deliziosa, rustica e accogliente con romantici cuori in legno che pendono dai lampadari.Incuriosita visito le altre sale scoprendo che ogni ambiente ha una sua propria ambientazione, così che il ristorante si può prestare alle diverse esigenze: dalle cene con amici e romantici tete à tete fino a cerimonie importanti.
La sala mughetto per esempio, candida e immacolata con tavole perfettamente preparate con calici e candelabri, nella sua sobria eleganza è ideale per una cerimonia intima.
La mia preferita è la colorata sala fiori, dai toni lilla, spiritosa e curata nei minimi dettagli.Il menu ci porta alla scoperta di antichi sapori medievali con la degustazione dei “maccheroni di Bengodi”, citati addirittura dal Boccaccio in una delle sue novelle, che in realtà sono degli gnocchi, ovviamente senza patate dal momento che queste nel medioevo ancora non esistevano in Europa!
A seguire un delizioso pollo al limone e per finire un classico, la Torta Palpiton, dolce tradizionale dei sapori biellesi.
Il Vecchio Mulino propone ogni domenica sera menu regionali (ogni settimana una regione diversa) a buffet a prezzi imbattibili, per una bella serata all’insegna della buona cucina in un ambiente accogliente.
email: vecchio-mulino@alice.it
tel. 015 881477
Continua l’Itinerario D’Autore firmato da Elena Serrani, guida turistica ufficiale che ci porta alla scoperta di un altro tesoro del biellese: Rosazza.
Il paese di Rosazza è situato a 900 metri circa d’altezza nella Alta Valle Cervo, vallata stretta e
scavata nei secoli dal torrente che collega i centri della comunità con la città di Biella. La Valle
Cervo è caratterizzata da cave di pietra, soprattutto sienite, da cui si sono estratti i materiali per
l’edilizia tradizionale che ancora caratterizza i centri abitati e gli alpeggi dell’alta valle.
In questo scenario si inserisce il progetto di costruzione architettonica, paesaggistica e storica di
Federico Rosazza Pistolet (1813-99), che nella seconda metà dell’Ottocento interviene finanziando
la costruzione di edifici e infrastrutture nel centro di Rosazza e in altri siti della vallata. Personaggio
di spicco, colto intellettuale e politico, decide di arricchire i suoi luoghi d’origine con architetture
e opere urbanistiche di grande impatto e di singolare gusto che oggi rendono il paesaggio davvero sorprendente e inaspettato per il visitatore.
Citazioni da opere di epoche e luoghi svariati, riproposizione di scelte stilistiche e motivi a volte
decontestualizzati , riferimenti all’occultismo contraddistinguono l’immagine data al paesaggio,
ancora oggi visibile in valle Cervo. Il tutto prodotto dal gusto del Senatore, coadiuvato e trasposto
nella realtà attraverso i progetti dell’Architetto Maffei, grande amico del Rosazza.
Giuseppe Maffei firma la sua prima opera come progettista nel Cimitero di Rosazza, iniziato nel
1875 con riferimento a quello monumentale di Milano.
Nel 1870 infatti Federico recupera un’idea già sviluppata dal padre Vitale di creare una strada
carrozzabile tra Rosazza e San Giovanni d’Andorno, arricchendo il percorso anche dal punto
di vista ambientale con essenze arboree secondo il gusto dell’epoca; parliamo di un percorso
che arriva a oltre 1000 metri d’altezza, che ancora oggi ci regala viste spettacolari sulla valle
sottostante.
Federico Rosazza si spinge oltre l’obiettivo paterno nel 1889 quando avvia il proseguimento della
strada dal San Giovanni verso l’altro santuario celebre del Biellese, quello di Oropa. Osteggiato da
alcuni impresari per l’arditezza del progetto, egli non desiste e sempre con l’aiuto di Maffei realizza
il collegamento tra le due valli, completato nel 1897 con lo scavo della Galleria di collegamento tra
le due valli.
Il paese di Rosazza viene poi ripensato nell’urbanistica con nuovi edifici in linea col gusto dei
due artefici: la costruzione della Chiesa nuova e nel 1880 il Municipio, la cui torre viene ricavata
reimpiegando il vecchio campanile della chiesa antica e modificandolo con merlature neo-
ghibelline. Il nuovo edificio viene costruito su più piani e decorato con fasce orizzontali che
richiamano l’architettura medievale genovese.
Un po’ decentrato rispetto all’abitato, ben visibile per l’alta torre cilindrica, si incontra il castello
progettato dal Maffei come residenza ma soprattutto galleria per le opere collezionate da Federico
Rosazza: l’edificio riprende forme medievali, nelle merlature guelfe, e segue il gusto del pittoresco
e del non finito tipico dell’Ottocento. Qui il Maffei crea finte rovine e un richiamo all’architettura
dei castelli scozzesi visti in uno dei tanti viaggi all’estero, arricchite di simbologie e riferimenti
esoterici come le altre architetture da lui progettate. Un riferimento può essere costituito dal revival
storicistico del Borgo medievale al Parco del Valentino a Torino.
E’ con grande gioia ed orgoglio che pubblico un post scritto e redatto da Elena Serrani, guida turistica ufficiale di Biella e Provincia, che in esclusiva per Viaggiolibera ci propone un itinerario d’autore alla scoperta delle meraviglie architettoniche e paesaggistiche di Biella.
Un’ occasione unica per scoprire un territorio ricco di sorprese, attraverso le immagini e le parole di un’esperta che ne conosce profondamente storia, tradizioni e bellezze.
Ecco il primo di una serie di articoli che vi porteranno alla scoperta della zona settentrionale della provincia.
Chi giunge dalla pianura nella provincia di Biella viene accolto già in lontananza dal profilo ritmato
delle colline e delle Alpi che coronano questo territorio. Partendo dalla lingua morenica della Serra,
si possono percorrere con lo sguardo i pascoli della Valle Elvo, i rilievi conici (i cosiddetti Brich)
della Burcina, San Grato, Zumaglia e Monte Prèvè, per proseguire a est verso la zona ancora ricca
di vigneti di Masserano e Sostegno.
Le colline e le montagne biellesi sono state interessate nei secoli dalla presenza umana legata alle
attività di alpeggio e pastorizia nella fascia montana, ad attività artigianali alle quote più basse. Le
montagne sono state fino all’Ottocento la via privilegiata, attraverso i valichi, per le comunicazioni
e i commerci tra le zone limitrofe della Valle d’Aosta e Valsesia.
Con l’incremento dell’industrializzazione nel XX secolo le valli fluviali biellesi vengono costellate
di grandi stabili produttivi; a livello sociale nasce e sale al vertice la borghesia costituita dagli
imprenditori locali, desiderosi di affermarsi anche a livello di immagine non solo investendo nelle
proprie attività produttive, ma attraverso committenze artistiche e architettoniche o interventi
urbanistici.Il percorso qui offerto interessa, partendo da ovest, alcune aree dislocate nella fascia settentrionale
del Biellese, caratterizzate dall’interazione tra ambiente naturale e progetto costruttivo umano:
tra XIX e XX secolo infatti l’immagine del Biellese viene modificata dagli interventi promossi
e finanziati da illustri personaggi che vogliono disegnare il paesaggio secondo i propri ideali
estetici; i Piacenza, Federico Rosazza Pistolet, Ermenegildo Zegna lasciano la propria firma sul
territorio attraverso interventi paesaggistici e architettonici, includendo nella propria visione anche
le comunità in cui agiscono. Imprenditori, studiosi, esteti, appassionati, controversi, megalomani,
filantropi tanti sono gli aspetti legati alle figure di questi personaggi, i quali indubbiamente hanno
lasciato segni tangibili sul territorio e nella sua storia.
La BURCINA
La riserva naturale della Burcina si trova nel comune di Pollone, situato a nord di Biella nella
comunità della valle Elvo, e si estende su un’area collinare di 57 ettari tra 570 e 830 metri d’altezza.
Il Brich Burcina deriva il nome probabilmente dal termine bru con cui si indicava l’erica, mentre
con Brich si indicano tutte le conformazioni collinari coniche che caratterizzano la geologi dell’alto
Biellese, in prossimità del passaggio della Linea Insubrica del Canavese (area tra l’alta Serra e il
Bocchetto Sessera).
Area importante dal punto di vista storico poiché sono state trovate testimonianze archeologiche,
oggi essa richiama visitatori per la sua bellezza di giardino ai piedi delle Alpi e dominante la
pianura con viste mozzafiato.
L’iniziatore del parco è Giovanni Piacenza lungimirante industriale laniero locale, attivo
nell’azienda fondata dagli avi nel 1733, viaggiatore e politico; egli, nella prima metà dell’Ottocento
decide di riqualificare il colle riordinando la flora esistente e piantando nuove essenze soprattutto
conifere. Il progetto sarà portato avanti dal figlio Piacenza, che creerà il giardino all’inglese che
ancora oggi mantiene l’impianto di fine XIX secolo, con la grande piantumazione di rododendri ed
essenze esotiche.
Il parco è visitabile attraverso un percorso sterrato che dall’ingresso principale porta fino alla vetta,
tagliato da alcuni sentieri mantenuti dal personale della Riserva.
Il transito veicolare è possibile solo per chi risiede o svolge attività nel parco (ci sono ancora poche
cascine abitate), oppure nei giorni di giovedì (9.00-18.00) e sabato (9.00-11.00) è permesso il
transito ai mezzi che trasportano disabili o anziani over 65.
La Burcina è meta di visitatori provenienti dall’esterno, ma è anche molto frequentata dai
Biellesi stessi per passeggiate e attività sportive outdoor, a confermare l’importanza di un luogo
esteticamente e naturalisticamente ricco di interesse. Il parco è sede del centro documentazione
giardini storici del Biellese, e della Società italiana del rododendro.
Diverse attività vengono organizzate nel corso dell’anno, e sono visibili sul sito ufficiale.
Il primo reportage su Genova dall’inviata speciale di Viaggiolibera Emanuela, genovese doc che ha deciso di raccontarci la sua città partendo da tre luoghi simbolo.
Ho deciso di partire da Porta dei Vacca perché questo, per me, è il punto di accesso più bello per addentrarsi nei vicoli e perdersi nel cuore della città. Oltrepassare questo arco, di cui potete vedere un particolare nella foto qui a lato, è come fare un salto nel passato. Ci si lascia alle spalle il traffico e il caos cittadino e si entra in un altro mondo. Ma parleremo dei vicoli poco più avanti ora voglio descrivervi brevemente Porta dei Vacca. Questa struttura, costruita tra il 1155 e il 1159, faceva parte delle antiche mura difensive erette per fronteggiare gli attacchi di Federico Barbarossa e in alcune occasioni fungeva anche da prigione. Il nome deriva dalla famiglia Vachero (o Vacchero ho trovato entrambe le grafie) che nel XII secolo possedeva alcune abitazioni nella zona.
Il primo carrugio che incontrerete una volta oltrepassata la Porta sarà Via del Campo, il vicolo citato nell’ omonima canzone di Fabrizio De Andrè. A questo artista è dedicato l’emporio-museo “Via del campo 29 rosso”. Qui sono raccolti molti suoi cimeli come spartiti, dischi e la sua chitarra. Periodicamente vengono poi organizzati percorsi guidati che vanno alla scoperta dei luoghi più significativi dei cantautori genovesi. A questo link potrete trovare molte notizie interessanti. Via della Maddalena, bellissima come potete vedere nella foto, peccato che nelle sue traverse sia praticata la prostituzione, anche di giorno. Nonostante lo sforzo di riqualificare le zone più “malfamate” devo ammettere che purtroppo c’è ancora molto degrado e nei miei “vagabondaggi” fotografici cerco sempre di tenere bene gli occhi aperti. Non voglio spaventarvi, purtroppo la delinquenza è presente un po’ in tutte le città non si ci può chiudere in casa, ma è sempre meglio mettere in guardia le persone.
Ed eccoci al Porto Antico! Qui vengo ogni volta che ho bisogno di rilassarmi un po’. Una passeggiata lungo il molo, un giro all’acquario e un salto sul Bigo (l’ascensore panoramico) per vedere dall’alto tutta la città! Ah dimenticavo c’è anche la Biosfera, un piccolo giardino botanico che ospita esemplari tropicali sia animali che vegetali. Lo ammetto non ci sono mai stata, ma sarà sicuramente la mia prossima meta. Se avete dei figli portateli alla “Città dei bambini” ( la più grande struttura italiana dedicata ai piccoli tra i 2 ed i 12 anni. Sempre in questa zona infine c’è “Galata il museo del mare”.
Ultima tappa del tour virtuale è la Casa di Colombo, un edificio molto ben conservato all’interno del quale purtroppo è vietato fare foto e girare video. Le camere sono piuttosto piccole e le scale che portano ai piani superiori strette e ripide. La casa in realtà fungeva anche da bottega, al piano terra infatti c’era il laboratorio tessile (il padre di Cristoforo era lanaiolo). Il soffitto è retto da travi in legno, originali dell’epoca, che erano ricavate dai fasciami delle navi. Ai muri sono appese le riproduzioni di vari documenti (gli originali sono conservati nell’Archivio di Stato di Genova) il più interessante dei quali è sicuramente il contratto di locazione intestato al padre di Colombo. Adiacente alla dimora del navigatore genovese c’è Porta Soprana. Sino alla fine del 1700 qui venivano eseguite delle condanne a morte per decapitazione e le teste dei condannati erano appese in gabbie di ferro in mezzo all’arco! Per ora è tutto spero che le mie informazioni vi siano state utili e alla prossima!
Quando ho detto ai miei amici che andavo a Biella tutti a chiedermi ” E che ci vai a fare a Biella?”
Se me l’avessero detto poco più di un mese fa devo dire che io stessa mi sarei sorpresa di trovarmi a passare un week end in quel di Biella, città che anch’io conoscevo solo come polo dell’industria tessile, concorrente di Valdagno che ho qui a pochi chilometri di distanza.
La prima cosa che mi ha colpito è il fatto che la città sia divisa in parte bassa e parte alta, e già questo a me piace; ho un debole per le città “a due piani”, mi danno l’idea di avere un qualcosa in più, una specie di via di fuga dove andare quando si è stanchi del traffico del centro basso.
E dopo tanta arte, perché non una sosta golosa in una delle gelaterie del centro. Consiglio Alice Dolce e Gelato, che produce gelati naturali con l’uso di prodotti a Km 0, una scelta che fa bene all’ambiente, oltre che alla gola!
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Panorama di Biella – Foto Sphimm’s Trip |
Oggi è uno di quei giorni in cui mi sento soddisfatta, felice per qualcosa di bello e nuovo che mi è successo!
Il nuovo e bello in questo caso sono il partecipare al primo blog tour auto prodotto; da domani parte #biellastoria, un blog tour ideato e organizzato dagli amici Gian e Lele di Sphimm’s Trip, che, reduci da un tour a Ivrea organizzato da Turismo Torino, hanno pensato di replicare questo modello di iniziativa per promuovere il loro territorio, il biellese.
Questa è una nuova frontiera di turismo 2.0, iniziative auto prodotte di rilancio e promozione di quei territori più snobbati dal turismo organizzato ma che hanno tante bellezze, culturali artistiche e non ultime gastronomiche da far conoscere. Una perfetta sinergia tra chi ha da offrire servizi di accoglienza e chi può promuoverli in maniera semplice, diretta e potentissima attraverso la rete, verso utenti e lettori iper-percettivi, desiderosi di venire in contatto con destinazioni nuove.
Credo che l’iniziativa di Gian e Lele meriti una lode, non solo per l’innegabile capacità organizzativa, ma per l’avere saputo creare dal nulla, senza mezzi spettacolari ma solo con la forza del loro contagioso entusiasmo, qualcosa di concreto; hanno saputo promuovere, coinvolgere, rendere partecipi tutti noi blogger, diventando un ponte tra noi e la gente del biellese, galvanizzando tutti a tal punto che adesso, a poche ora dall’inizio, tramite la rete l’eccitazione è palpabile, vera, sincera: un turbinio di tweet che mostrano la voglia di incontrarsi, parlare e scoprire Biella!
Con questo progetto la rete non è solo un immenso oceano di informazioni vorticose ma diventa mezzo di incontro vero, reale, capace di fare qualcosa di concreto.Se noi italiani riuscissimo più spesso ad essere così produttivi con pochi mezzi, contando solo sulle nostre forze e su un grande entusiasmo, forse staremmo tutti meglio.
Ecco, stasera mi sento fiera e onorata di far parte di un progetto così bello!
Grazie a Gian e Lele e mille di questi #biellastoria a tutti i miei compagni di avventura!
Biella arriviamo!!!!!
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© silviaromio.altervista.org |
La primavera quest’anno stenta a partire ma i primi timidi raggi di sole mi fanno venire voglia di gite all’aria aperta!
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La particolarità sta nel colore dell’acqua, un intenso turchese dato dal riflesso dei boschi circostanti e dalle pietre bianche sul fondo. Il lago è incastonato in una valle riparata dalla strada principale che sale da Riva del Garda, e si raggiunge solo a piedi attraverso una lunga scalinata medievale che scende dal parcheggio attiguo. Nonostante sia immerso in un ambiente alpino, Tenno gode di un clima mediterraneo con viti, olivi e castagni coltivati in terrazzamenti che orlano le colline circostanti, conferendo grande armonia al paesaggio circostante.
E quando si è stanchi di natura,
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La storica contrada, dopo anni di abbandono in cui era diventata una sorta di paese fantasma, è stata riscoperta nei primi anni ottanta e a poco a poco si è trasformata in un autentico museo all’aperto, un gioiello architettonico medievale con dimore in sasso, viuzze, sottopassi con le caratteristiche volte a botte, selciati di ciotoli e poggioli in legno praticamente intatti.
Tra i prodotti del borgo, un ottimo olio d’oliva a produzione limitata, vino, miele e marroni.
Canale è molto conosciuto anche per la Casa degli Artisti , un fervente centro culturale ricavato da un rudere.
Attirati dall’armonia e bellezza del luogo, molti artisti e personaggi della cultura hanno trascorso e trascorrono qui ancor oggi brevi vacanze di riposo e solitudine con l’unico obbligo di donare una propria opera alla fine del soggiorno. Questo ha permesso di raccogliere un importante numero di opere artistiche che attirano ogni anno migliaia di persone.