Vorrei innanzi tutto ringraziare Silvia per avermi gentilmente messo a disposizione questo spazio per parlare di SEO per blog di viaggi. Per ricambiare tale cortesia ho fatto del mio meglio per scrivere un buon articolo, che regali delle nozioni un po’ più rilevanti rispetto ai soliti guest post che trattano di posizionamento sui motori di ricerca. Spero di esserci riuscito.

Posizionamento blog di viaggi su Google

Non aspettarti di trovare scritte nozioni sui tag title, meta description, tag header, sitemap ed altre cose di questo genere. Se sei alla ricerca di informazioni base su come fare SEO, purtroppo sei nel posto sbagliato. Se sei un travel blogger affermato, immagino che queste cose tu le conosca già e se così non fosse mi permetto di suggerirti la lettura della mia guida al posizionamento sui motori di ricerca, che a dir la verità, si rivela utile anche per blogger con conoscenze base già acquisite.

Voglio regalare ai lettori di viaggiolibera.it qualcosa di più approfondito. Affronteremo insieme argomenti sulla SEO avanzata applicata al mondo travel, pur utilizzando un linguaggio comprensibile.

Spazieremo dalla semantica all’LSI, dai dati strutturati alle entità. Impareremo a distribuire correttamente il crawl budget messoci a disposizione da Google e ad acquisirne di più. Capiremo come i fattori che non influiscono sulla SEO, possano invece aumentare il ranking del sito indirettamente. Questo e altro spiegato in maniera semplice e con alcuni esempi.

Siete pronti? Mettetevi comodi, l’articolo sarà lungo. E se vai di fretta ti consiglio di salvare la pagina per poterla leggere quando avrai il giusto tempo da dedicargli.

SEO Semantico cos’è?

La semantica è l’analisi del linguaggio, utilizzata per stabilire il significato da attribuire alle frasi. Molti SEO specialist rifiutano di riconoscere l’esistenza della SEO Semantica e in realtà non hanno tutti i torti perché la maniera corretta per definirla è “Semantica applicata alla SEO”. Questione di millimetri insomma.

Google negli ultimi anni si è spinto molto in avanti per implementare un algoritmo che permetta al motore di ricerca di comprendere il significato delle parole a seconda del contesto della frase in cui si trovano. Ha addirittura implementato un’algoritmo specifico allo scopo, il RankBrain, che oggi fa parte del suo core di base.

Cosa fa RankBrain

Rankbrain è il nome dato da Google al suo algoritmo di intelligenza artificiale, utilizzato per l’auto apprendimento. In rete, ogni giorno, vengono effettuate circa 3 miliardi di ricerche e si calcola che il 15-20% di queste siano uniche, nuove, mai effettuate prima.  Il RankBrain è stato sviluppato per elaborare queste query uniche, capirle, elaborarle, ed infine dare all’utente i giusti risultati di ricerca.

In chiave semantica è utile considerare anche un altro algoritmo: Hummingbird.

Google Hummingbird

Hummingbird è a mio parere il migliore alleato di un blogger. Non è un algoritmo nato per penalizzare azioni “spammose” ma per “capire” il significato dei testi (più precisamente la semantica) , in maniera di poter riuscire a restituire sulla SERP, i siti web che hanno i contenuti più adeguati per rispondere alle query degli utenti.  Quando si creano dei contenuti scritti tenendo conto di come funziona Hummingbird, si è in grado di sfruttare la possibilità di posizionare, insieme alla keyword principale, moltissime long tail keywords.

Hummingbird è considerato l’algoritmo “semantico” di Google perché dal suo rilascio si è passati dall’interpretazione della chiave di ricerca per lettere (per stringa) a quella per entità (per oggetti).

Il più evidente punto di forza di Hummingbird è la capacità di interpretare il linguaggio naturale attraverso l’analisi dello co-occorrenze.

Cosa sono le Co-Occorrenze nei testi

Una co-occorrenza è un termine che viene spesso associato ad una parola nella trattazione di un determinato argomento.  Facciamo un esempio adatto al mondo del travel blogging.

Se scriviamo un post relativo all’ultimo viaggio a Viareggio, è probabile che dentro il nostro articolo vi siano dei termini come “Carnevale”, “Toscana”, “Mare” e “Puccini” (il compositore che visse nella vicina frazione di Torre del Lago).

Questi termini vengono considerati co-occorrenze della chiave principale “Viareggio” e Google, una volta venutone a conoscenza, saprà quali che sono termini associabili.

Ed ecco che quindi avremo la possibilità di posizionare l’articolo non solo per la chiave Viareggio, ma anche per le altre keywords associate grazie alla co-occorrenza.

Il tutto va a vantaggio della stesura dei testi che potranno essere scritti in maniera naturale senza dover ricorrere alla ripetizione ossessiva delle keywords (keyword stuffing) per posizionare i diversi termini.

Per rendere il tutto ancora più comprensibile vi propongo due stralci di testo, uno scritto alla vecchia maniera e uno scritto tenendo conto di Hummingbird.

 

Testo per posizionarsi prima di hummingbird

Viareggio è una cittadina toscana. L’evento più importante è il Carnevale di Viareggio. È possibile passare delle bellissime vacanze al mare di Viareggio. Questa cittadina toscana è famosa anche perché qui visse il celebre compositore Giacomo Puccini. Puccini non era di Viareggio ma qui visse per molto tempo.

Testo per posizionarsi dopo hummingbird

Viareggio è una cittadina toscana celebre per il suo CarnevaleViareggio può essere scelta anche come meta delle vacanze estive in quanto bagnata da uno splendido mare. Durante il soggiorno è possibile recarsi in visita alla Villa di Giacomo Puccini, celebre compositore che qui visse per molto tempo.

 A prima vista questo esempio può sembrare banale. In realtà da quando è stato rilasciato Hummingbird, è avvenuto un cambiamento epocale per l’attività di posizionamento su Google. I testi scritti in maniera naturale hanno cominciato ad essere interpretati dai motori di ricerca e posizionati degnamente per più keywords. Al contrario, i testi basati sul keyword stuffing, hanno iniziato ad essere retrocessi nella classifica.

La comprensione semantica dei testi ha avuto effetto anche su quelle chiavi di ricerca che possono avere significati differenti.

Prima dell’era semantica Google si trovava in difficoltà a restituire il corretto risultato per parole come ad esempio “Panda”. A quale panda si riferisce l’articolo? All’animale? All’autovettura? All’algoritmo? E qual è l’intento di ricerca dell’utente? Vuole informazioni sull’animale, sull’algoritmo  o sull’automobie?

Oggi questo problema non esiste più perché grazie alle co-occorrenze e alla comprensione del significato delle frasi che contengono la keyword, Google riesce a comprendere di quale tipo di panda si parla negli articoli e a restituire una serp coerente con la ricerca effettuata.

Ecco un tool online che potete sfruttare per scoprire le co-occorrenze delle vostre parole chiave: http://www.seo-hero.tech/

Finisce qui? Certo che no. Google ha ancora parecchie frecce nella sua faretra da utilizzare per migliorare la qualità dei suoi risultati. Sta a noi saperle sfruttare a nostro vantaggio. Una di queste è LSI, acronimo che sta per Latent Semantic Indexing.

Come funziona l’LSI

Sinora si è parlato della classificazione delle pagine del blog attraverso la comprensione del significato dei termini e del contesto parafrasale in cui essi ricadono.

L’LSI invece permette ai motori di ricerca di capire “come” le parole vengono utilizzate per esprimere un concetto.

In pratica, grazie all’LSI, Google identifica tutti quei termini che sono correlati ad un argomento.  Per sfruttare l’LSI è possibile servirsi di Google Instant, tool che si mette in azione quando iniziamo a scrivere una chiave nella search box e che ci suggerisce dei termini per completare la ricerca.

google instant

 

I termini che appaiono sono i termini correlati alla chiave principale digitata. Queste parole sono già state associate da Google alla chiave digitata per cui, utilizzandole nell’articolo, avremo la sicurezza che il motore di ricerca comprenderà perfettamente l’argomento di cui tratta il nostro post.

Il tutto si traduce in un vantaggio sugli altri blog i cui autori scrivono, seppur bene, senza sfruttare le correlazioni.

Per far comprendere ancora meglio questo concetto, immaginate che Google sia un’immensa libreria i cui libri sono divisi per argomento. Nel momento in cui effettuate una ricerca, google vi mostra i libri pertinenti ad essa. Se scrivete  un articolo facendogli capire che l’argomento di cui parla può rientrare in una determinata categoria, entrerete a far parte dell’indice (dello scaffale) giusto.

Anche per l’LSI voglio indicarvi un tool online gratuito che vi permetterà di scoprire i termini correlati ad una determinata parola chiave: http://lsigraph.com/.

Affrontati gli argomenti co-occorrenze e correlazione, passiamo al concetto di entità e a come determinare dei legami tra di loro per aumentare il traffico del blog e migliorare il posizionamento.

Le Entità nella SEO

Cosa sono le entità? In sostanza possiamo associare un’entità ad un oggetto. Questo oggetto ha delle sue proprietà. Ad esempio un albero può rappresentare una entità. Le sue proprietà sono le foglie, il tronco, i rami e le radici.

Se non  mi venisse in mente  la parola albero e cercassi di farti capire di cosa voglia parlarti potrei dirti: “sai, quella cosa con i rami, le foglie ed il tronco…” ci arriveresti lo stesso giusto?  Si perché sei una persona intelligente con un cervello pensante e che ha maturato le conoscenze necessarie per associare rami, foglie e tronco all’entità albero.

Anche Google, benché sia solo un software,  adesso è in grado di riconoscere una entità e le sue proprietà. Come fa? Servendosi appunto delle co-occorrenze e delle correlazioni per determinare il contesto della pagina web (il “topic” dell’articolo). Come vedete, tutto è semantica.

Google può determinare le entità presenti nei tuoi articoli e riconoscere il contesto in cui ricade il post in due modi:

  • Cercando di comprendere il significato dei testi
  • Attraverso i dati strutturati che possiamo fornirgli

Nel primo caso lasciamo a Google il compito di trovare le entità e di catalogare i nostri articoli nel giusto contesto.

Nel secondo siamo noi a fornirgli un aiuto comunicandogli sotto forma di dato, quali sono le entità presenti nell’articolo e le relazioni che intercorrono tra di loro.

Far capire a Google la relazione fra le varie entità è la chiave di volta per assicurare al blog di essere contestualizzato in una determinata nicchia e dare il via ad un  processo “importante” di acquisizione di fiducia da parte dei motori di ricerca (che si traduce in un buon posizionamento dei nostri articoli).

I dati strutturati

I dati strutturati sono delle “meta informazioni” che se acquisite dal motore di ricerca, gli permettono di capire meglio i contenuti e di classificarli in maniera corretta al fine di restituirli come risultato della ricerca per keywords pertinenti.

Si tratta di un vocabolario, introdotto già nel 2011 da Google, Bing e Yahoo, in grado di definire qualsiasi tipo di entità e le relazioni intercorrenti tra loro. Questo vocabolario è lo Schema.org.

È proprio attraverso i dati strutturati che i motori di ricerca possono estrapolare le informazioni delle pagine sotto forma di metadati e di:

  • Conoscere le entità presenti nella pagina
  • Capire le relazioni che tra esse intercorrono
  • Dare la risposta giusta alla query digitata dall’utente sul motore di ricerca

Passiamo all’esempio? Facciamolo.

Ipotizziamo di voler sapere chi è il presidente del consiglio italiano. Se digitate su Google questa query vedrete apparire il “featured snippet” che riporto nell’immagine successiva.

 

 

Come vedete Google ha restituito la risposta esatta. Ha infatti messo in relazione l’entità Paolo Gentiloni con l’entità presidente del consiglio italiano. Come è stato possibile? Semplice: Google ha riconosciuto le varie entità e i vari legami tra di esse.

Ricapitolando

  • Google è venuta a conoscenza dell’esistenza delle entità Italia e Paolo Gentiloni
  • Google ha capito quali relazioni intercorrono tra la nazione Italia e Paolo Gentiloni
  • Google ha fornito la risposta ESATTA alla domanda “chi è il presidente del consiglio italiano?”

L’obiettivo che ci si deve porre quando si utilizzano i dati strutturati è proprio quello di comunicare a Google le entità presenti nella pagina e le relazioni che intercorrono tra loro.

Come già detto, Google è in grado di stabilire le entità di una pagina semplicemente attraverso la comprensione del testo, ma se vogliamo essere sicuri che queste siano comprese e catalogate nel suo Knoweledge Graph, utilizzare i dati strutturati è la soluzione da adottare.

Pensate solamente un attimo alle loro potenzialità. Mettere in relazione entità come Viareggio e Carnevale potrebbe diventare un vantaggio rispetto ai blogger concorrenti nella scalata alla vetta della classifica di Google per l’evento Carnevale di Viareggio. E così anche per gli altri argomenti del blog.

Qui troverete approfondimenti ed esempi già pronti di dati strutturati.

Aumentare la fiducia di Google verso il Blog

Naturalmente, implementare i dati strutturati, non significa immediatamente essere catalogati nel knoweledge graph. Come per tutte le query, Google tende a fidarsi dei siti più autorevoli ed è la conquista dell’autorità quella che dovete inseguire per essere visibili sulle posizioni migliori dei risultati di ricerca.

L’autorità si conquista principalmente attraverso la produzione di contenuti di qualità e l’ottenimento di link verso il proprio sito.

Ma ci sono altri fattori, spesso  sottovalutati, che concorrono fortemente alla conquista di un maggior ranking.

Numero di visitatori, tempo di permanenza sul sito, frequenza di rimbalzo e frequenza di pubblicazione degli articoli giocano a mio avviso un ruolo rilevante. Per questo è necessario mettere in campo una strategia che persegua l’obiettivo di migliorare questi valori.

La prima cosa da fare è la produzione di contenuti con cadenza regolare e frequente. Questo non vuol dire che più si pubblica e più fiducia si ottiene da Google. I post devono essere di qualità e per qualità intendo che devono rispondere alle esigenze degli utenti.

Quali sono queste esigenze? Non sono di certo le vostre. Non credere che se pubblichi un post cosa vedere a Viareggio o cosa fare a Viareggio hai soddisfatto automaticamente le esigenze di tutti coloro che cercano delle informazioni sulla cittadina versiliana.

Tu travel blogger hai il vantaggio di sapere in anticipo la meta che visiterai e per questo potresti essere in grado di anticipare le esigenze degli utenti andando in cerca proprio di quelle cose in grado di soddisfarle.

Mi spiego.

Immagina che io sia un travel blogger e che mi abbia chiamato l’ente turistico della Toscana per l’evento del carnevale di Viareggio. Volendo successivamente scrivere un articolo in grado di rispondere alla esigenze degli utenti, prima di partire posso andare a vedere quali siano le risposte che questi si aspettano di trovare in rete.

Quindi farò così. Mi metto in ascolto in rete (sui social, sui  forum, su Yahoo Answer, su Quora o dove volete voi) per intercettare le conversazioni delle persone che parlano di Viareggio.

Ad esempio su Yahoo Answer ad oggi trovo:

  • Ci sono parcheggi di Camper a Viareggio?
  • Autobus Viareggio?
  • Consiglio cosa c’è di bello da vedere a Viareggio?
  • Percorsi da fare a Viareggio?
  • Locali a Viareggio?
  • Carnevale di Viareggio?
  • Carnevale di Viareggio è gratuito?
  • Come arrivare al carnevale di Viareggio?
  • Carnevale di Viareggio, Rioni? Sfilate? Date?
  • Carnevale di Viareggio, mezzi di trasporto?
  • Sono ammessi i cani al carnevale di Viareggio?
  • Eccetera….

Come notate ho trovato degli spunti interessanti che vanno al di la del solito dove dormire e dove mangiare.

Quando sarò sul posto cercherò le risposte a queste domande per potervi successivamente rispondere con il mio articolo. E con molte probabilità, facendolo, otterrò un buon posizionamento per queste query e dei visitatori interessati che mi faranno aumentare il tempo di permanenza sul sito e diminuire la media della frequenza di rimbalzo.

Una tecnica del genere consente di aumentare il ranking del sito e crea i presupposti per guadagnare qualche link spontaneo.

Social e Bookmark

Altri canali per aumentare le visite al blog sono i Social Network ed i siti di Bookmark (di notizie), ma solo quelli buoni.

Sono sicuro che con i social, tu vecchia volpe, sia già bravissimo ed avrai già accumulato numerosi followers. L’unico consiglio che mi sento di dare, nel caso remoto che ti sia sfuggito, è quello di utilizzare i gruppi Facebook e Google+ per condividere i tuoi articoli. Ma non gruppi qualsiasi. Devi entrare in gruppi a tema con la tua nicchia, farti conoscere con consigli ed interazioni e  proponendogli i post collegati ai tuoi articoli. Questo metodo funziona… almeno per le nicchie in cui opero io.

I Bookmarks invece sono strumenti discreti per ottenere altre visite. Personalmente utilizzo solo diggita (diggita.it) perché permette di categorizzare le notizie ed è molto attivo nel condividere sui social network.

Questo mio modo di fare, ve lo dico sinceramente, non è per diventare famoso sui social ma è solo per ottenere più visite al sito e per garantirmi che il giorno in cui Google prenderà in considerazione le interazioni sociali tra i suoi strumenti per stabilire il trust di un sito, possa rispondere presente. Alcuni SEO specialist dicono che già è così. Io non ne ho la riprova e non mi sbilancio.

Crawl Budget e Autorità delle pagine

Terminaimo questo lungo articolo sulla SEO per blog di viaggi parlando del Crawl Budget. Si tratta di un “punteggio” che Google assegna ad ogni sito.

Immaginatelo come l’acqua di una brocca che vi serve per annaffiare dei vasi. La brocca contiene 10 litri d’acqua e voi avete 20 vasi. Alcuni vasi sono più grandi e necessitano di più acqua. Altri necessitano di una minor quantità d’acqua. Altri ancora contengono piante secche ed è inutile annaffiarli.

Distribuiremo quindi più acqua ai vasi grandi e meno a quelli piccoli.

Immaginate che l’acqua della brocca sia il vostro crawl budget e che i vasi siano le pagine del sito. Sarà necessario dare più crawl budget alle pagine più importanti e meno a quelle di minor rilevanza.

Il crawl budget che Google ci assegna si può ridistribuire indirettamente attraverso i link interni ed esterni.

Immaginate di voler far salire di posizione la pagina “Carnevale di Viareggio”.  Una tecnica da adottare potrebbe essere questa:

  • Avere una pagina che parli esaustivamente dell’argomento
  • Da altre pagine i cui si tocchi l’argomento, mettere un link verso l’articolo principale (se non ne avete potete crearne 3-4 che parlino di uno degli aspetti trattati nell’articolo principale).
  • Ottenere dei link esterni verso l’articolo principale.

In questa maniera abbiamo passato link juice all’articolo principale sia dalle pagine interne che da siti esterni (che siano buoni e possibilmente a tema), aumentandone il crawl budget a disposizione.

Invece, pagine come “contatti”, “sitemap”, “informativa sulla privacy”, “cookie” e altre di questo genere non dovrebbero consumare crawl budget ed è per questo che in tutti i link in cui vengono richiamati, debba essere inserito l’attributo “nofollow”.

Tutta questa sorta di distribuzione ottimizzata del crawl budget, serve ad aumentare l’autorità superiore di alcune pagine rispetto alle altre, stabilendo una gerarchia in ordine di importanza da comunicare a Google. In questa maniera, Google stesso, impiegherà più risorse per le pagine importanti (quelle che ci interessa posizionare) e meno per quelle inutili.

Conclusioni

Siamo giunti alla fine dell’articolo. Abbiamo toccato degli argomenti che a volte è difficile comprendere (figuratevi spiegare). L’invito che vi faccio è quello di approfondire tutti questi aspetti. In rete c’è del buon materiale da consultare. Se riuscirete a padroneggiare questi concetti sono sicuro che in poco tempo le performances del vostro blog miglioreranno, anche se fossero già ottime.

Su di me

Scrivo di SEO sul mio blog personale che più che un blog è un diario in cui appunto e condivido le mie esperienze. La SEO è la mia passione ma divide il cuore con la promozione turistica del territorio in cui vivo, vicino Roma. La mia sfida più grande? Creare un flusso turistico nella mia terra sfruttando il richiamo delle emozioni che si possono provare e delle esperienze che si possono fare nella bella campagna romana.

Flavio Sapochetti