Ho Chi Minh City

Lo confesso, sono arrivata in Vietnam un po’ spavalda, forte dei miei trascorsi viaggi su e giù per il sud-est asiatico. Dopo aver raggiunto un Ankor Wat pre-turismo di massa lungo strade di fango (oramai 10 anni or sono!), pensavo non ci fosse più nulla di questo remoto angolo di continente asiatico che potesse scuotere la mia certezza di essere oramai vaccinata all’Oriente, tanto da sentirlo un po’ mio, come quegli abiti che non metti spesso ma quando lo fai ti ci senti perfettamente a tuo agio dentro.
La verità è che nessuno dei miei precedenti viaggi in Oriente mi aveva veramente preparata al primo impatto con Ho Chi Minh City!

Il traffico di Ho Chi Minh, caos calmo

Ho Chi Minh City
Il traffico di Ho Chi Minh City
Non ci sono tuk tuk di Bangkok, vie congestionate di Kuala Lumpur o metropolitane a centocinquanta uscite di Tokyo che possano reggere il confronto con la baraonda disordinata e sregolata che regna per le strade (e i marciapiedi) di HCMC. Uno sciame di scooter colorati carichi di ogni sorta di gente e merci avanza lento ma inesorabile dall’alba al tramonto. Dire che ad Ho Chi Minh i motorini sono tanti sarebbe riduttivo dal momento che si contano ben 6 milioni di scooter su una popolazione di 10 milioni e mezzo. Considerando l’alto tasso di natalità della nazione, praticamente tutti tranne i bambini (e gli ultracentenari) possiedono un motorino! E sono tutti lì, riversati nelle strade cittadine, centinaia di migliaia di scooter che si muovono in tutte le direzioni.

La prima corsa in taxi è bastata per farmi capire come in Vietnam, ed a HCM in particolare, il senso di marcia è un concetto astratto e prevalga più la regola dell’avanzare, anche se questo può voler dire viaggiare in direzione contraria alla propria corsia o tagliare trasversalmente una strada percorsa da migliaia di scooter. Come facciano a sopravvivere mi rimane un mistero, ma dopo qualche giorno trascorso in città ho capito (o almeno credo) qual’è il segreto del traffico caotico ma raramente ingolfato di HCHC.
In realtà tutto si basa su due principi cardine: la tolleranza e l’assenza di regole.

La prima è un concetto difficile da capire per noi automobilisti occidentali, abituati a urlare parole infamanti accompagnate da gesti inconsulti a chiunque si azzardi a compiere manovre non autorizzate. Ad HCM invece non ho mai visto nessun taxista né autista di scooter inveire o alzare la voce. Tutti si rispettano, consapevoli di essere tutti sulla stessa barca, o meglio nella stessa metropoli straripante di gente e mezzi: c’è posto per tutti, basta solo pazientare. Già la pazienza, quella che noi occidentali, io in primis, proprio non sappiamo dove stia di casa. Una corsa in taxi ad Ho Chi Minh diventa così una seduta di yoga e il finestrino uno schermo TV dove osservare lo spettacolo della vita vera, cercando di non agitarsi quando uno scooter sembra voler entrare dritto dentro all’abitacolo.
Il secondo concetto, l’assenza di regole, può sembrare una follia ma camminando per qualche giorno per le strade di HCMC si capisce che è l’unico modo per sopravvivere. Se gli automobilisti rispettassero la segnaletica stradale si creerebbero ingorghi senza fine. Il trucco è procedere lentamente ma inesorabilmente, schivando gli altri scooter, pedoni, macchine, passando con il rosso, montando sui marciapiedi e andando al bisogno anche in direzione contraria al senso di marcia. Tutto è lecito purché sia fatto nel rispetto degli altri.

Vita da pedoni a HCMC

In questo caos vorticoso, la vita del pedone è dura. I miei primi momenti sono stati scoraggianti e hanno messo a dura prova la mia resistenza, infastidita da tanto tracimante disordine. Avanzare a piedi è un’impresa dal momento che i marciapiedi, che dovrebbero essere l’isola di salvezza dei pedoni, sono occupati da scooter in sosta, che si sommano alle immancabili bancarelle, caffè e merci esposte.Ma il momento della verità è il primo attraversamento pedonale! Quando ti ritrovi a dover passare attraverso uno sciame inarrestabile di scooter capisci che l’unico modo per uscirne indenne è abbandonarsi al flusso, senza esitazioni che creerebbero solo traumatiche interruzioni. Confesso che la prima volta è stata da cardiopalma e alla fine mi sono accodata a dei locali che, di fronte al mio evidente terrore, hanno avuto la gentilezza di scortarmi dall’altro lato. Da quel momento ho imparato, non senza intoppi, a lanciarmi nel mucchio con passo sicuro, simulando tranquillità di fronte al muro di motorini in avanzamento, imparando a fidarmi di loro, conscia che in quelle strade c’è posto davvero per tutti, anche per una turista occidentale un po’sclerata come me!

Il mood di Ho Chi Minh

Ho Chi Minh City
Trasporto uova ad Ho Chi Minh City
Superato l’impatto iniziale, ho imparato a vedere il bello di Ho Chi Mihn, quella sua vitalità scoppiettante, i colori e il teatro popolare che va in scena per le sue vie. Ad ogni angolo una scena diversa. Ancora una volta i protagonisti sono gli scooter, che i vietnamiti hanno trasformato in mezzi di trasporto di persone e merci. Famiglie intere viaggiano sullo stesso motorino (sono arrivata a contarne 5!) con i bambini trasportati in seggiolini improvvisati simili agli sgabelli dell’Ikea. Ai vietnamiti ho visto fare di tutto in sella al loro scooter: leggere, mangiare, truccarsi, pregare, dormire (solo i trasportati!), parlare al telefono, limarsi le unghie e persino scambiarsi di posto in corsa. La rosa degli oggetti trasportati varia invece da piccoli pacchi a materassi, pile di uova, ceste di frutta e fiori, mobilio vario e chi più ne ha più ne metta. Se c’è una cosa che ho capito dei vietnamiti, è che sono degli artisti-equilibristi e il modo migliore per vederli all’opera è osservarli alla guida dei loro destrieri d’acciaio.

Ad HCMC c’è naturalmente anche molto da vedere, ve ne parlerò nel prossimo post! Nel frattempo per tutte le informazioni sul viaggio in Vietnam potete visionare il sito di Asiatica Travel