La nostra guida per Roma e Provincia, Valentina Nera, ci porta a scoprire un angolo molto suggestivo della capitale, il Quartiere Coppedè, i cui edifici rappresentano un interessante sunto delle grandi correnti artistiche europee di inizio Novecento.

Immaginate di essere a Roma alla fine dell’Ottocento, vi troverete davanti una città nel pieno di una crescente e costante trasformazione. Divenuta da poco capitale del Regno d’Italia, l’urbe necessitava di modifiche significative del tessuto urbanistico e architettonico. 
All’interno di questo ambizioso progetto, rientra l’area che oggi è chiamata Quartiere Coppedè, dal nome dell’architetto fiorentino che lo progettò. 
Gino Coppedè può essere considerato “figlio d’arte”, infatti, fu inserito fin da giovanissimo nell’azienda di ebanistica La casa Artistica del padre Mariano, esperienza che influenzerà non solo la sua formazione ma anche la sua carriera professionale. L‘area che progettò a Roma, si inserisce all’interno del più ampio quartiere Trieste nel territorio amministrativo del II Municipio, tra piazza Buenos Aires e Via Tagliamento. 
I lavori iniziarono nel 1917, ma procedettero a rilento nei primi anni a causa della guerra. Tra 1925 e 1926 fu terminata Piazza Mincio, il perno centrale intorno al quale ruota tutto il quartiere e nel 1927, anno in cui morì Gino Coppedè, il nucleo principale del progetto originario era concluso. 

Una sintensi delle nuove tendenze artistiche di inizio Novecento

Nella progettazione dell’area Coppedè racchiuse tutte le nascenti idee che dai laboratori londinesi di Artur Liberty si andavano diffondendo in Europa attraverso oggetti, stoffe e arredi di gusto floreale, con nomi differenti ma identiche scelte stilistiche. Dall’Art Nouveau di Francia, alla Secessione Austriaca passando per il Modernismo Spagnolo fino al Jugendstil Tedesco e al Floreale Italiano; tanti nomi per indicare la stessa tendenza, una volontà di distaccarsi dagli stili storicamente accettati che non si accordavano più con una società industrializzata. Era necessario migliorare con le decorazioni gli oggetti prodotti dalle industrie, per evitare che la produzione in serie banalizzasse il tutto, generando un rifiuto dei consumatori. La società industriale cerca di darsi un’estetica attraverso l’asimmetria e l’eleganza decorativa, il dinamismo e la linea di contorno, pervasa da un’intensa fiducia nel nuovo; il liberty divenne in breve il simbolo della borghesia in ascesa. 
Gino, condividendo pienamente tutte queste tematiche, utilizzò nel Quartiere ogni tipo di materiale; ferro, marmo, vetro, tessere di mosaico, affresco, nulla manca nelle decorazioni, dove il ruolo dell’artigiano la fa da padrone. Ideò il progetto curando personalmente ogni dettaglio, pensò ai bassorilievi così come alle sculture. 
Entrando da Via Tagliamento siamo immersi in una dimensione fantastica che si ritrova in tutti i 18 palazzi e 27 tra palazzine ed edifici. Un imponente lampadario in ferro battuto ci accoglie sotto l’arco d’ingresso che presenta una singolare decorazione in cui tutti gli elementi architettonici sono disposti in maniera asimmetrica.

Quartiere Coppedè- particolare

Coppedè inserì negli ornamenti moltissimi simboli, numerosi gli alberi stilizzati, manifestazione simbolica della presenza divina, i cui rami rappresentano anche i cinque elementi, l’etere, l’aria, il fuoco, l’acqua e la terra. L’architetto riservò un’attenzione speciale alle rappresentazioni animali; dalla civetta simbolo di chiaroveggenza, all’aquila emblema del potere e della vittoria, fino all’ape, considerata dall’antica cultura romana una scoperta di Bacco. Al ragno è dedicato un palazzo, e le rane simbolo di rinascita e rigenerazione della vita arricchiscono la fontana centrale, tornata alla ribalta qualche decennio fa per il bagno che i Beatles vi fecero vestiti dopo un concerto al vicino Piper. 

Immancabili cavalli e cavalieri, simboleggiano il codice d’onore e di comportamento, interpretazione di forza e rettitudine.

Nei Villini delle Fate, Coppedè, volle celebrare il suo amore per la natìa Firenze, inserendo ritratti di Dante e Petrarca, stemmi delle maggiori famiglie fiorentine e una veduta di Palazzo della Signoria.

Da notare i Palazzi degli Ambasciatori, dove per diverso tempo abitò Gino Coppedè con la famiglia. Attualmente nel Quartiere ci sono sia abitazioni private, che in molti casi “si nascondono” agli occhi dei visitatori, sia edifici istituzionali come le Ambasciate di Bolivia e Sudafrica.

Il quartiere è talmente misterioso e per certi versi alienante che fu scelto come ambientazione per alcune scene dei suoi film da Dario Argento; scorci inediti si ritrovano in “L’uccello dalle piume di cristallo” del 1970 e “L’Inferno” del 1980.

Sul progetto di Coppedè sono stati scritti molti libri, e avanzate tantissime interpretazioni differenti, ma nessun testo, compreso il mio breve articolo, vale lo stupore di passeggiare tra tanti capolavori. Un sabato mattina di primavera, andate e lasciatevi incantare, chissà che non siate proprio voi a scoprire nuovi e inediti scorci del magico Quartiere Coppedè.

Lasciati guidare
Valentina Nera 
Guida turistica autorizzata per Roma e Provincia. 
Tessera n° 4192 
valenera@hotmail.it; 3339841466.