Ogni tanto, soprattutto per chi, come me, vive in città, essere trasportati nel passato è un toccasana per l’anima.

Per combattere la modernità che ormai domina indisturbata, con i suoi immensi palazzi  che sovrastano i cieli e si allungano sempre di più verso le nuvole, non c’è nulla di meglio di un borgo medievale.
Candelo è un piccolo paese in provincia di Biella. La caratteristica principale di questo luogo è la presenza del famoso Ricetto, una struttura medievale ancora completamente intatta. Si narra che in passato venne costruito per custodire i prodotti della terra dalle intemperie e dagli assalti esterni. Il suo stato di perfetta conservazione deriva infatti dalla sua utilizzazione principalmente come deposito più che come unità abitativa.
Si accede al Ricetto dalla piazza principale di Candelo (è un piccolo paesino quindi è impossibile non trovarla). La struttura è caratterizzata da una rua principale che consentiva il passaggio dei carri, e da circa 200 cellule che servivano per la conservazione dei viveri. La curiosa pendenza delle strade è dovuta alla necessità di far defluire le acque nei periodi piovosi.
Lungo il perimetro delle mura si affacciano numerose torri. La principale, quella da cui si entra nel Ricetto, è adiacente alla Casa del Principe, fatta erigere dal feudatario di Candelo, Sebastiano Ferrero, nel 1496.

Quello che più mi ha colpito è stato il religioso silenzio che si respira aggirandosi tra le rue. Il ricetto, ancora oggi, non è abitato e, al suo interno, se non gli avventori dei pochi ristoranti presenti, non si aggira anima viva. Avvolti nel silenzio sembra quasi di sentire i fantasmi del passato aggirarsi indisturbati, silenti padroni di un luogo di indiscussa importanza.

Durante l’anno l’ufficio del turismo locale organizza diversi eventi, soprattutto enogastronomici, per promuovere il territorio e valorizzare le opere architettoniche della zona.
Per visitare il Ricetto bastano un paio d’ore per cui consiglio di abbinare la visita ad uno degli eventi (http://www.prolococandelo.it/), ad una gita enogastronomica (consigliatissimo Il Torchio 1763 all’interno del Ricetto), o ad un’escursione sul vicino Lago di Viverone.

“Oggi tra le mie mura non si torchia più l’uva: un moderno museo racconta la storia del mio unico signore: il vino. Molte cose sono cambiate a Candelo in questi mille anni, eppure sembra che in me il tempo si sia fermato. Le mie rue hanno visto marciare soldati e contadini, oggi le mie torri indomite sono mute testimoni di un tempo che non è più, ma che pur vive.
Ho visto coloro che mi costruivano consegnare alle mie pietre la speranza di una vita migliore. Sono stato il custode della fatica, il forziere per i frutti del lavoro.
Io sono testimone del tempo, il guardiano di questa Comunità: ero Terra e mi sono fatto Paese.”  

(Testo tratto da “Il Ricetto di Candelo Terra e Paese – regia di Manuele Cecconello)