Kanazawa incarna il Giappone tradizionale ed è famosa per il suo giardino, considerato uno dei tre più belli del paese: l’ho visto in una giornata di sole d’inizio estate, una sinfonia di verdi, un tripudio di natura in fiore. Perfetto, impeccabile, immacolato, ordine che si fa spazio tra i pensieri e li mette in fila, armonia che si deposita in fondo al cuore senza far rumore e diffonde i suoi effluvi benefici a tutto il corpo.

Si chiama Kenrokuen, il giardino dei sei elementi combinati: immensità, solennità, accurata progettazione, venerabilità, freschezza e paesaggi incantevoli. Se ciò basta a definirlo, non basta per capirlo. Perché Kenrokuen è molto più che un giardino, è un percorso, fisico e spirituale, tra viali sinuosi, alberi ricurvi che sembrano inchinarsi con reverenza,  fiori multicolori che ne riempiono le aiuole. Per capirlo non basta un giorno, un mese, forse nemmeno una vita.
Quell’ordine, quell’armonia, quel quieto silenzio così estraneo alle nostre abitudini è un balsamo per gli occhi, una carezza lieve tra i capelli, una voce gentile che sussurra armoniose sinfonie.
Sarebbe bastato quel giorno tra i viali del Kenrokuen a renderla indimenticabile, ma Kanazawa ha saputo essere molto di più. E’ in questa piccola e quieta cittadina a nord di Tokyo che ho assaporato il Giappone vero che andavo cercando.
L’ho trovato in una tazza di té servito nella Casa del Té del Kenrokuen; porte in carta di riso e tatami, stanze silenziose dove risuona il fruscio dei kimono e una vetrata affacciata sul più meraviglioso giardino zen che abbia mai visto: ghiaia pettinata in onde sinuose, il gorgoglio di rivoli d’acqua che accarezzano sassi rotondi, tutto qui sembra avere un senso, un posto speciale, tutto è un elemento imprescindibile del perfetto equilibrio d’insieme.
Mentre guardo il giardino cercando di destarmi dalla meraviglia, una sorridente e silenziosa signora mi serve il té: una tazzina fumante e un piccolo dolcetto, non serve molto per appagare i sensi.
Ma Kanazawa è stata anche il posto dove ho dormito in un ryokan, le case tradizionali giapponesi. Non so descrivervi l’emozione nell’entrare a piedi scalzi in questa piccola dimora, osservare ogni dettaglio, ogni particolare, cercando di imprimerlo nella memoria, già sapendo di stare vivendo un’esperienza speciale.
La camera è una stanza silenziosa arredata con due futon ed un tavolino basso, dove inginocchiarsi a bere una tazza di té fumante indossando le vesti da camera che troviamo piegate e inamidate.
Le stanze sono essenziali e poco ammobiliate, ma è un vuoto appagante, che fa spazio nella mente, un silenzio che riempie i sensi. E poi c’è il bagno, una vasca dove rilassarsi immergendosi nell’acqua calda, un rito giapponese a cui certo non mi voglio sottrarre, cercando di assaporare ogni minuto, ogni istante di questa indimenticabile esperienza.

Era venuta per cercare il Giappone tradizionale, e a Kanazawa l’ho incontrato.