Credits Giunta Filippo


Per #GenovAnversa, la nostra inviata Emanuela è andata alla ricerca delle tracce fiamminghe ancora visibili a Genova, e qui ce ne racconta la bellezza e l’importanza per la storia e la cultura della città.

Ero sicura di conoscere abbastanza bene la mia città, in fondo la giro in lungo e largo praticamente da tutta la vita, eppure ancora una volta Genova mi ha stupita. Grazie al progetto di Turismo Fiandre (quiSilvia spiega perfettamente di cosa si tratta) ho infatti scoperto che un tempo la “Superba” era un polo importante di scambi commerciali ed era attivissima in campo finanziario e culturale. Purtroppo la situazione attuale è abbastanza diversa e credo che si faccia ancora poco per rendere Genova un luogo “appetibile” turisticamente, tuttavia iniziative come questa sono importantissime per far conoscere di più la città, anche al di fuori dei confini nazionali. Ma quali furono i rapporti tra Anversa e Genova? Esistono ancora tracce degli artisti fiamminghi nella mia città? Scopriamolo insieme.
Credits Wikipedia
I primi contatti sono puramente commerciali, le opere d’arte vengono considerate solo un mezzo di guadagno. Con l’ascesa al potere di Filippo l’Ardito duca di Borgogna invece le cose iniziano a cambiare: affascinati dagli splendidi arazzi, tappeti e quadri della cultura borgognona i genovesi cominciano a pensare che possedere tali oggetti potesse essere un ottimo modo per elevarsi ed affermarsi socialmente. Non a caso molte di queste opere d’arte furono commissionate da importanti famiglie genovesi: Doria, Spinola o i Fieschi. Estremamente apprezzati erano anche i libri d’oro miniati, come ad esempio “Le storie di Curzio Rufo” (Biblioteca Universitaria di Genova).
Annunciazione- Santa Maria di Castello, Genova
Secondo l’umanista Bartolomeo Facio il mondo genovese apprezzava la pittura fiamminga principalmente per la riproduzione fedele dei dettagli e della natura e sempre grazie a questo letterato scopriamo che la prima pitturagiunta sino a noi è “L’Annunciazione” di Justus di Ravensburg conservata nel complesso conventuale di Santa Maria di Castello. Tra fine ‘400 ed inizio ‘500 Anversa diventa il nuovo fulcro degli scambi commerciali e culturali delle Fiandre, richiamando così a se moltissimi artisti: tra i primi ricordiamo Joos van Cleve e le sue tre stupende pale d’altare: “Adorazione dei magi” per San Luca d’Albaro (poi presa come bottino di guerra dalle truppe austriache nel 1747 ), “Compianto sul Cristo Morto” per Santa Maria della Pace (ora al Louvre) e “Adorazione dei Magi” nella Chiesa di San Donato ancora oggi presente nel nostro territorio.
Paolina Adorno – Van Dick
Simbolo della pittura fiamminga a Genova è certamente Rubens, che giunse qui nel 1604, tra il 1606-1607 ed infine sino al 1620, anno in cui viene collocata sull’altare della Chiesa del Gesù la pala dedicata ai “Miracoli di Sant’Ignazio“. Famoso poi è il dipinto “Gio. Carlo Doria a cavallo” (Palazzo Spinola): da un’indagine radiografica si è scoperto che il volto fu ritoccato varie volte per rendere più giovane e fresco (anche se al tempo aveva solo 30 anni) un viso un po’ segnato. Non si può poi parlare di arte fiamminga senza citare Van Dyck, a Genova dal 1621 al 1627. Gli esponenti del patriziato genovese sono i suoi clienti principali: in questo periodo infatti la città sta vivendo un momento d’oro in campo finanziario ed artistico e motivo di pregio è anche possedere opere d’arte importanti (Gio. Carlo Doria vantava una collezione di circa 900 dipinti!). A rendere più facile l’arrivo e la permanenza di Van Dyck a Genova fu da una parte la sua amicizia con Rubens che con ogni probabilità gli diede varie lettere di presentazione, e dall’altra i suoi numerosi rapporti con i Balbi (grandi collezionisti) e i fratelli de Wael che lo ospitarono. Amato soprattutto per i suoi ritratti, gliene furono commissionati moltissimi raffiguranti bambini, uomini, donne, e ritratti equestri. Quiricordo: “Anton Giulio Brignole-Sale“, “Paolina Adorno Brignole-Sale“, entrambi conservati a Palazzo Rosso.

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Grande contributo alla pittura locale lo diede anche Jan Roos. Il pittore giunse in Italia nel 1614 convinto che sarebbe restato poco tempo. Di lì a poco invece iniziò ad ottenere moltissime commissioni e decise di fermarsi stabilmente a Genova, città nella quale si sposa, apre un’importante bottega e collabora con altri artisti, anche genovesi. I suoi dipinti (alcuni appartengono a collezioni private altri sono visitabili nei Musei di Genova) di fiori, frutta e animali erano talmente perfetti da sembrare reali. I primi ad essere influenzati da questo genere furono Anton Maria Vassallo , il Grechetto e anche Stefano Camogli definito il “fiorante” per la sua predilezione nel ritrarre fiori. La pittura genovese fu influenzata anche da un altro soggetto: i paesaggie letempestee determinante in questo senso fu il contributo di Pieter Mulier specializzato in scene marine. Naturalmente è quasi impossibile nominare tutti i pittori e le opere conservate a Genova quindi vi lascio una serie di link utili nei quali potrete trovare informazioni importanti sui quadri citati e molto di più.
Link utili
Palazzo Bianco