La strada che porta a Sintra si inerpica nervosa lungo la collina tra alberi altissimi e possenti mura che custodiscono al loro interno eleganti dimore nobiliari, residenze dei ricchi di Lisbona, che dista pochi chilometri da qui. La bellezza stravagante ed eccentrica di Sintra affascinò nel tempo poeti ed intellettuali: Lord Byron la definì un Eden Glorioso e Richard Strauss, seppur abituato all’architettura imperiale di Vienna, ne scrisse “E’ la cosa più bella mai vista!”; gli stessi sovrani portoghesi non furono immuni al suo fascino tanto da farne la loro residenza estiva a partire dal XIX secolo.

Se dovessi scegliere un solo aggettivo per definire Sintra, direi che è fiabesca. Le sue architetture sembrano uscite dalla fantasia di un artista dell’ottocento e rappresentano una straordinaria sintesi di epoche e stili davvero unica nel suo genere;  il  complesso del Palazzo Reale e l’attiguo Palazzo da Pena  riuniscono gli stili gotico, moresco, manuelino, barocco e rinascimentale: il risultato è un’architettura dal carattere eccentrico e scanzonato, che può piacere o scioccare ma è di indubbio effetto.

A fare da cornice all’enorme complesso di palazzi che troneggiano sulla collina è un paesaggio altrettanto fiabesco fatto di lussureggiante vegetazione, ruscelli, sorgenti termali ed una vista che spazia fin giù al mare. Ed è proprio il mare, con il suo respiro profondo e i suoi effluvi carichi di umidità a rendere possibile un’eccezionale microclima che fa di Sintra un’oasi felice al riparo dai freddi venti invernali permettendo la coltura di piante tropicali da ogni parte del mondo, eccentriche quanto se non di più delle stesse architetture che circondano.

Mentre salgo in macchina lungo la strada ripida scorgo qualche dettaglio dei palazzi: un comignolo colorato, una finestrella, un torre appuntita, piccoli pezzi di un puzzle che presto, arrivata su nel cucuzzolo, potrò comporre. Sono solo pochi indizi ma già da qui la sensazione di trovarmi in una dimensione fiabesca è forte e netta.
Arrivata in alto, a colpirmi è subito l’enorme facciata del Palazzo Reale scandita da cinque finestre identiche che, manco a dirlo, arrivano dal lontano nord Africa e furono portate qui nel 1415 come bottino di guerra e aggiunte alla già affollata mischia di generi e stili.

Prima di addentrami nei meandri di questo fiabesco palazzo e di tutto il complesso di edifici che lo compongono, faccio una sosta in una delle pasticcerie della piazza centrale. Perché Sintra non è solo famosa per l’eccentricità delle architetture ma anche per la bontà dei suoi dolci. Le queijadas de Sintra ,conosciute in tutto il Portogallo, sono deliziosi dolcetti dal cuore morbido di formaggio, da gustare seduti al tavolo delle pasticcerie affacciate sulla piazza, tavoli in legno vissuto e pareti rivestite di azulejos bianchi e blu, nel più puro stile portoghese.

Mentre mi delizio con queste leccornie fuori inizia a piovere. Ma non importa, tra poco parto alla scoperta del Palazzo Reale, che sembra più un castello incantato, e come in tutte le favole, presto tornerà a splendere il sole.
Questo non era che il preludio, la favola continua….