Tokyo è una metropoli smisurata ed eccitante, un brulicare di vita, un groviglio di strade ed incroci, un vortice di luci, colori e rumori in cui riescono a trovare spazio anche templi e giardini immersi nel silenzio. 


Ammetto che sono partita per Tokyo prevenuta, convinta che in questa smisurata metropoli avrei trovato ben poco di interessante se non caos, confusione e luci al neon, oltre ad svettanti grattacieli simili ad alveari e superstrade che si intersecano in un’enorme ragnatela di asfalto.

Arrivata a destinazione quello che mi è arrivato addosso come un treno in corsa è stato proprio questo, un’enorme megalopoli brulicante di gente, macchine e treni che sfrecciano nelle rotaie sopraelevate, come se arrivassero direttamente dal futuro.

Con i suoi 13 milioni di abitanti, più di 20 quartieri, 13 linee di metropolitana, oltre 200 stazioni, Tokyo intimidisce anche il viaggiatore più navigato, e credetemi che trovarsi sottoterra, in una stazione della metropolitana che per dimensioni assomiglia ad uno stadio, in un guazzabuglio di segnaletiche multicolore e decine su decine di uscite…..non è facile!

I miei primi momenti sono stati di panico, trovandomi a percorrere chilometri sotto a tunnel infiniti in cerca del segnale per l’uscita giusta, con la sensazione dopo un po’ di girare semplicemente intorno, fino a quando con la coda dell’occhio ho visto il cartello che indicava proprio l’accesso al mio hotel. Potete immaginare il sollievo mentre salivo in ascensore, è stato come risalire da un girone dell’inferno e approdare alle quiete sponde del paradiso, tra le luci soffuse e parole sussurrate nella hall dell’hotel.Dopo questo incontro scontro, e dopo aver riposato i sensi ubriachi di tanta confusione con una buona dormita e una ricca colazione, il mattino successivo tutto è cambiato. Perché per capire Tokyo bisogna essere rilassati e darsi tempo.

E’ camminando senza fretta per le sue vie che si entra in contatto con questa elettrizzante metropoli, e tutto quello che fino a prima intimoriva d’improvviso diventa affascinante. D’un tratto si entra a far parte di quel flusso di vita che pare scorrere senza sosta per le vie della città. E’ come guardare una giostra che gira a velocità vorticosa dall’esterno sentendosi storditi, poi salirci sopra e scoprire che non fa poi così paura, e cominciare persino a divertirsi! La similitudine con la giostra non è casuale perché in effetti Tokyo assomiglia davvero ad una giostra: luminosa, rumorosa, vivace, tutto qui sembra muoversi in velocità, tutti vanno di corsa.

Nel groviglio di strade, stazioni e linee di metropolitane sorprende come in realtà sia relativamente facile orientarsi, il trucco è avere sempre ben presente quale uscita della metro prendere, pena il rischio di disorientarsi totalmente.Tanta tracotante immensità non poteva ovviamente essere compressa in un unico quartiere centrale, infatti a Tokyo ne esistono diversi, ognuno dei quali rappresenta una sorta di città nella città.

Il primo che ho visitato è Shibuya, lo stereotipo del Giappone come tutti ce lo immaniamo: mega-schermi che lanciano immagini in loop, accecanti luci al neon, fiumi di gente come onde. E’ qui che si trova il famoso shibuya crossing, l’incrocio pedonale più trafficato del mondo; ho avuto la fortuna di vederlo dall’alto, la prospettiva perfetta per osservare il fiume di gente che allo scattare del verde sembra rompere gli argini e tracimare in strada. Ma anche immergersi dentro è emozionante, sentirsi parte del battito pulsante della città. E’ così che Tokyo piano piano si fa spazio nel cuore del viaggiatore, facendolo sentire euforico, eccitandolo con luci, colori, voci e profumi, un vortice che allo stesso tempo stordisce e accende i sensi.

Akihabara è un’enorme centro commerciale esclusivamente dedicato all’elettronica: i patiti del genere si sentiranno come dei bambini nel paese dei balocchi. Ho trascorso ore tra scaffali di reflex e obiettivi, provandoli tutti, sotto gli occhi sbigottiti dei commessi che di fronte all’idea di dovermi parlare in inglese (lingua che qui sembra non parlare nessuno) hanno preferito lasciarmi fare!

Poi c’è Ginza, dove Tokyo smette i panni della giovane disinvolta e indossa quelli della distinta signora: un quartiere che compete in lusso ed eleganza con le più famose vie dello shopping della terra, tra vetrine super fashion e ambienti ipergriffati.

Ma l’aspetto che più mi ha colpito di Tokyo è la sua straordinaria capacità di trasformarsi passando da quartieri adrenalinici ad angoli di assoluta quiete. Asakusa è il volto più tradizionale del Giappone, il quartiere dei templi: qui caos e confusione si confondono con il fumo degli incensi e tutti i rumori diventano parole sussurrate e sorrisi silenti. Sembra di essere in un altro mondo, e la confusione della città diventa un lontano ricordo.

Tanti sono i templi zen e shintoisti nascosti nelle pieghe della città, piccole costruzioni che paiono nulla a cospetto dell’immensità dei grattacieli. Oasi di pace, dove come d’incanto il rumore cessa, l’ansia svanisce e i pensieri corrono leggeri tra giardini immacolati e il fruscio delle porte in carta di riso.

Ci si rimane il tempo necessario a riposarsi e rigenerarsi, e poi via di nuovo nel flusso inarrestabile di questa straordinaria città.