Granada ha la grande fortuna di avere l’Alhambra, l’antica cittadella dei Sultani, una meraviglia architettonica talmente sfolgorante da essere considerata una delle massime espressioni dell’arte islamica. Ma forse questa fortuna è anche la sua sfortuna, perché i turisti tendono a riservare alla città uno sguardo distratto, concentrando tutta l’attenzione sull’Alhambra.

E’ successa la stessa cosa a me, ma presto il mio sguardo frettoloso si è trasformato in stupore di fronte  alle bellezze che vanno in scena lungo le vie e le piazze di Granada.
A Granada le contaminazioni di arte occidentale e araba sono l’elemento che subito balza agli occhi: un miscuglio di architetture classiche e moresche, palazzi rivestiti di ceramiche dai colorati motivi geometrici, strette viuzze dal carattere di antichi borghi medievali dove si sparge il profumo degli incensi e del legno intarsiato che esce dalle botteghe artigiane. Un mondo costantemente in bilico tra occidente ed oriente, due emisferi che si toccano e si intrecciano in piacevole armonia.
Ma a sorprendermi più di ogni architettura, è il paesaggio. Granada è vicino alle montagne della Sierra Nevada le cui cime, innevate anche d’estate, creano un piacevole contrasto con l’atmosfera “caliente”; qui l’Andalusia è dietro l’angolo, se ne avverte la vibrazione nelle corde della città che ama la notte e le lunghe serate attorno a tavole imbandite e fiumi di cerveza.
E’ questo piacevole contrasto tra la rassicurante presenza delle vette e i profumi d’Oriente che si spargono per le vie a conquistarmi al punto da decidere di rimandare per un po’ la visita dell’Alhambra per indugiare nelle suadenti atmosfere della città. Mentre sorseggio un caffè in uno dei bar del centro la mia attenzione viene attirata da una foto di Federico Garcia Lorca e mi viene in mente che il grande poeta e drammaturgo è nato proprio qui e nelle sue opere, che hanno accompagnato tante ore delle mia adolescenza, si riconoscono i quartieri gitani della città. Come l’Albayzín, l’antico quartiere musulmano, sull’altro lato del fiume rispetto all’Alhambra, un intrico di strade minuscole con casette bianche pavimentate in pietra. Mi aggiro per le vie nel tardo pomeriggio, quando il caldo sole estivo da una tregua, e mi fermo ad ammirare le  càrmenes, le eleganti dimore nobiliari sulle cui candide pareti spiccano le macchie di colore dei bouganville. Tipica di questo barrio è la via delle “teterie” dove degustare un buonissimo té alla menta accompagnato da tabacco aromatizzato: un pezzo di mondo arabo in terra spagnola.
Ridiscendo dall’Albazyn per andare alla scoperta delle architetture della città, e anche qui la danza altalenante tra Occidente ed Oriente continua. Inizio dalla Cattedrale, la cui costruzione iniziò nel 1518 e durò per circa due secoli. Inizialmente progettata come cattedrale gotica, fu poi realizzata in stile rinascimentale. Pochi passi e di nuovo vanno in scena suggestioni d’Oriente: la Madraza, l’università coranica costruita nel XV la cui facciata risale all’ultima fase dello stile barocco granadino. Bellissimi i grandi balconi decorati e l’antico oratorio impreziosito da stucchi multicolori.
La Basilica di San Giovanni di Dio, costruita nella prima metà del XVIII sec., è una delle principali chiese barocche di Granada. Vi si accede tramite un meraviglioso portico in legno di mogano intagliato.
Bastano di nuovo pochi minuti per ritrovarmi avvolta da fumo d’incenso e fragranze orientali nell’Alcaiceria, il mercato della seta in epoca musulmana, oggi mercatino di souvenir che ricorda i souk marocchini con  strette vie si cui affacciano negozietti straripanti di gioielli, legni intarsiati e tessuti delle trame arabe.
Per rinfrescare i sensi storditi da tanti colori e odori, mi incammino verso la via del Darro che scorre lungo l’omonimo fiume e giunge al Paseo de lo Tristes. Con Granada alla spalle, attraverso semplici ponti di pietra che collegano le colline dell’Alhambra e dell’Albacin per immergermi in un paesaggio naturale quieto e rilassante. Mi soffermo ad osservare la città in lontananza, con ancora negli occhi lo stupore di atmosfere e architetture dove le due anime di Granada, quella europea e quella araba, si incontrano e si fondono.