Nella posta di ieri ho trovato una mail che mi ha molto colpita. Arrivava dal Museum of Fine Arts di Boston che in una newsletter inviata a tutti gli iscritti si offriva di accogliere gratuitamente tutti quei cittadini che cercassero un posto sicuro e sereno dove passare qualche ora e distogliere il pensiero dall’attacco subito. 
Queste parole mi hanno fatto riflettere: chi vede da fuori certi terribili avvenimenti tende a concentrarsi sulle bombe, sulle esplosioni , sulle vittime, ma non pensa al dopo: il terrore che invade la mente, la paura che risucceda, l’inquietudine nel sentirsi vulnerabili. Dopo le ferite, penso che la perdita della serenità sia la conseguenza più terribile di questi fatti.
Boston colpita, Boston ferita al cuore. Guardo le immagino scorrere in tv , i volti sconvolti della gente, le urla: persone venute in città per correre o assistere ad una maratona, l’evento più pacifico che ci sia, si ritrovano dentro un incubo, vittime di un nemico invisibile e crudele.
Riconosco le vie del centro, gli stessi luoghi in cui sono stata qualche tempo fa, dove mi sono seduta a prendere un caffè ammirando le file di eleganti case in mattoni rossi. Avrebbe potuto succedere in quel momento, avrebbe potuto capitare a me; è questa la cosa più disarmante e spaventosa di questi attacchi,: il fatto che possono succedere in ogni momento; mi è capitato spesso di pensarci nelle metropolitane di grandi città, di guardarmi intorno e chiedermi “E se succedesse adesso?” Ma poi ho distolto il pensiero, perché è questo che bisogna fare, non cedere alla paura e andare avanti. 
Hanno colpito al cuore Boston, la culla del sogno americano, là dove tutto è iniziato. La più europea delle americane, una città bellissima, accogliente, storica ma dall’animo giovane, dove ad ogni passo si seguono le orme dei Padri fondatori, di chi ha creduto in questa terra promessa. 
Mi chiedo che senso abbia tutto questo progresso se i singoli cittadini sono ancora oggi bersagli così fragili e indifesi. Perché da una bomba messa per strada non ci si può difendere, è solo questione di fortuna o di destino, come lo si voglia chiamare, essere nel posto sbagliato al momento sbagliato. Proprio come è successo a chi era alla maratona lunedì scorso. 
Adesso è tempo di curare le ferite, quelle del corpo e quelle della mente, e ritrovare la serenità nella vita di tutti i giorni. Boston è ferita ma so che questa magnifica città, che ha dato voce e spirito a coloro che hanno scritto la storia d’America, saprà trovare il coraggio per guardare in faccia i suoi fantasmi e per affrontare la paura.

Boston resisti!