Adagiato su una morbida collina ai piedi del fiume Tagliamento, tra dolci pendii e le trame create dallo scorrere del fiume, il piccolo centro di San Daniele è considerato una delle perle del Friuli e conosciuto a livello internazionale per la produzione dell’inconfondibile prosciutto, frutto di una tradizione millenaria e di condizioni ambientali uniche. Ma oltre che per la degustazione del prestigioso insaccato, la cittadina è una destinazione piacevole anche per una visita turistica grazie alle preziose opere architettoniche ed artistiche che custodisce.

Il giro turistico può iniziare dal centralissimo Duomo, che abbaglia con la sua bianca facciata d’ispirazione palladiana, per proseguire con la visita degli affreschi della Chiesa di San Antonio Abate: opera di Martino da Udine eseguita a più riprese tra il 1497 e il 1522, rappresenta il ciclo di affreschi più prezioso del Friuli tanto da far guadagnare alla chiesa l’appellativo di Sistina del Friuli. La facciata della chiesa, di gusto gotico veneziano, è in pietra d’Istria e presenta al centro un bel rosone con la Madonna e il Bambino.
San Daniele ospita anche una delle più prestigiose biblioteche d’Italia e la più antica del Friuli Venezia Giulia, la Biblioteca Guarneriana, che custodisce all’interno codici minati di inestimabile valore.
Percorrendo la centralissima Via Roma è possibile ammirare la Casa del Trecento, l’unica abitazione medievale originale rimasta all’interno del borgo. Al suo interno è ospitato un piccolo museo con reperti risalenti alla Prima e alla Seconda Guerra Mondiale.

Il Prosciutto di San Daniele

A concorrere all’unicità di questo prosciutto è la sinergia tra condizioni ambientali uniche, garantite dal territorio in cui viene prodotto, e una lunga tradizione di preparazione che partendo dai Celti prima e dai Romani poi, è arrivata immutata fino ai giorni nostri, facendo diventare il piccolo centro friulano sinonimo di prosciutto.
A garantirne le eccezionali proprietà organolettiche è un microclima ideale dato dall’aria fredda che arriva dal nord e quella calda che arriva dall’Adriatico, mixate dal fiume Tagliamento che fa da conduttore climatico naturale. A capire l’eccezionalità d queste condizioni e iniziare a sfruttarle furono prima i Celti e poi i Romani che intuirono come il buon arieggiamento e il clima pedemontano contribuissero a conservare e persino migliorare la carne. Fu così inventata la stagionatura che non è una semplice conservazione ma un processo molto più complesso che avviene grazie a fenomenoi esclusivamente naturali, con l’unica eccezione dell’aggiunta manuale del sale.
La salvaguardia del gusto e delle caratteristiche organolettiche del prosciutto è garantita dall’immutabilità di questo delicato processo e dall’utilizzo di specifiche materie prime: l’uso di maiali nati, allevati e macellati esclusivamente in Italia, metodi di allevamento che rispettano il benessere dell’animale e una dieta specifica per i suini basata su cereali e siero del latte.
Tutto questo, unico alla passione e dedizione di quasi 30 produttori locali, danno vita ad un prosciutto di qualità unica, dal colore e gusto inconfondibili.

Come riconoscere il prosciutto di San Daniele:

Il prosciutto di San Daniele si riconosce innanzitutto dallo zampino e dalla forma simile ad un violino.
La presenza dello zampino ha anche precise ragione tecniche: l’articolazione nella sua completezza agevola il drenaggio dell’umidità anche nelle posizioni più difficili.
Altro elemento distintivo del prosciutto di San Daniele è il colore rosso rosato e per finire il gusto, dolce e morbido, che si scioglie in bocca.